Cosa serve per essere felici?

donna su un tronco che si gode il panorama
La felicità è una cosa personale, ma il contesto in cui viviamo e le giuste condizioni possono aiutarci ad accedervi.

Sintesi dell’editoriale di Flavia Belladonna pubblicato originale su ASviS

Tutti la vogliamo, eppure non sappiamo definirla in modo univoco. Sto parlando della felicità.

La felicità è un concetto complesso che è stato sondato per secoli da filosofi, psicologi e studiosi. L’Onu ha dedicato una Giornata internazionale al tema, spingendo migliaia di persone a riunirsi a Como per un Summit internazionale sulla felicità. Il World Happiness Report 2023 fornisce una misurazione del livello di felicità in 137 paesi, basandosi su un sondaggio che rileva la soddisfazione della vita su una scala da 0 a 10.

La Finlandia è in cima alla classifica per il sesto anno consecutivo, mentre l’Italia è al 33° posto.

La domanda è: come possiamo contribuire attivamente all’accesso alla felicità?

La felicità dipende da una corrispondenza tra la “vita proiettata” e la “vita effettiva”, cioè tra ciò che desideriamo essere e ciò che siamo in realtà.
Per raggiungere questa sovrapposizione entrano in gioco due diverse dimensioni:

  • La dimensione soggettiva, in cui ognuno deve trovare la propria felicità, e quella più generale, in cui è necessario acquisire una consapevolezza su noi stessi, adottare un atteggiamento flessibile e “riprogrammare il nostro cervello” per saper essere felici. Chiedersi le cose in modi diversi, può aiutarci a guardare la vita da prospettive diverse, tutte importanti.
  • La dimensione familiare e culturale, che riguarda il contesto in cui cresciamo e viviamo. Il recente sondaggio sulla felicità condotto da Ipsos su 32 paesi, inclusa l’Italia, ha mostrato che ci sono alcune fonti di felicità che sono particolarmente importanti solo in uno o pochi paesi. Ad esempio, la situazione finanziaria personale in Francia, il tempo libero in Giappone e Corea del Sud, essere riconosciuta come una persona di successo in India e Turchia, il benessere spirituale o religioso in Malesia e Arabia Saudita. Uno dei primi tentativi di andare oltre il Pil, che risale agli anni Settanta, è stato basato su misurazioni sì rigorose, ma sostanzialmente valide in una cultura di tipo buddista.

Felicità

Il sondaggio Ipsos ha cercato di individuare anche i primi cinque fattori di felicità comuni, che sono risultati essere: sentire che la propria vita ha un significato, sentirsi in controllo della stessa, salute mentale e benessere, vita sociale e condizioni di vita.


Le aree di vita in cui gli intervistati italiani sono risultati più soddisfatti riguardavano la sfera delle relazioni (figli, partner, amici, sentirsi amati) e il sentirsi liberi di fare e dire ciò che si vuole; in fondo alla classifica per soddisfazione, invece, la situazione politica, economica e sociale del Paese.

L’ambiente culturale e familiare in cui viviamo influenza la felicità, ma è soprattutto il contesto in cui viviamo a influire sulle condizioni di vita che sono alla base dell’accesso alla felicità.
I governi possono entrare in gioco nella felicità delle persone attraverso l’economia, la società e l’ambiente:

  • L’economia può contribuire al benessere attraverso maggiori possibilità di accesso a condizioni di vita adeguate, servizi efficienti e un lavoro dignitoso.
  • La società ha bisogno di relazioni, affetti, una famiglia e una comunità in cui vivere per sentirsi felici.
  • L’ambiente è fondamentale per la salute e l’economia, e le misure di contrasto al cambiamento climatico possono contribuire alla felicità.

L’ASviS – Associazione di Sviluppo Sostenibile è impegnata a creare le condizioni giuste per consentire alle persone di sviluppare il proprio percorso di felicità. Per raggiungere questo obiettivo, l’Alleanza sollecita politiche e azioni volte al raggiungimento di uno sviluppo sostenibile, sensibilizza operatori pubblici e privati, società civile, cittadinanza e giovani generazioni sull’Agenda 2030, e monitora il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile in Italia.

La misurazione della felicità è strettamente collegata al tema dello sviluppo sostenibile

Nel 2011 l’OCSE ha lanciato il Better Life Index, un indicatore basato su 11 parametri che valutano le relazioni sociali, la soddisfazione, l’equilibrio vita-lavoro e l’impegno civile.

Nel 2012, l’Istat ha introdotto in Italia il Benessere equo e sostenibile (BES), misurazione annuale articolata in dodici domini, con l’obiettivo di valutare il progresso della società non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello sociale e ambientale.
La riforma della Legge di bilancio 2016 ha introdotto 12 indicatori del BES per valutare gli effetti della politica economica sul benessere. Inoltre, è stato introdotto il monitoraggio degli Obiettivi di sviluppo sostenibiledell’Agenda 2030. L’ASviS ha l’obiettivo di aiutare la società italiana a capire l’importanza dell’interconnessione tra sostenibilità e felicità.

Sintesi dell’editoriale di Flavia Belladonna pubblicato originale su ASviS